Capitolo 21: Dalla Resistenza ai nostri giorni
Paragrafo 8: Il marxismo e l'estetica: Galvano Della Volpe


Il dibattito culturale del dopoguerra ha come protagonista il marxismo sia nella fase in cui la critica letteraria ha nuovo alimento dalla scoperta di Gramsci e dalla divulgazione di Lukács sia nella fase degli ultimi anni Cinquanta che vede la crisi politica della sinistra e il sorgere dello strutturalismo e di una nuova sinistra variamente articolata in gruppi classisti o stemperatori del classismo. La critica letteraria e l'estetica partecipano a questo travaglio che vede impegnata la cultura di sinistra nel dibattito critico sulle elaborazioni generali o con contributi particolari. Ricordiamo soltanto alcuni studiosi: Ludovico Geymonat, Nicola Badaloni, Sebastiano Timpanaro, Cesare Luporini, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Ernesto De Martino, Antonio La Penna, Cesare Cases, Mario Alicata, Mario Spinella, Velso Mucci etc. , oltre i critici letterari Natalino Sapegno, Giuseppe Petronio, Gaetano Trombatore, Carlo Muscetta, Carlo Salinari, Arcangelo Leone De Castris, Vitilio Masiello etc.
Presenza attentissima al dibattito, con l'esperienza che gli proveniva dallo studio della filosofia e dell'arte europee, fu quella di Galvano Della Volpe (1895-1968) nato a Imola, personalità essenziale, antiretorica anche per l'abitudine intellettuale di portare alla luce nel dibattito i condizionamenti idealistici, romantici, spiritualistici, ideologico-borghesi, social-riformistici. Nel metodo dellavolpiano si intersecano gli interessi logico, estetico, etico-politico in una connessione di ricerca storica e problematizzazione teoretica che, per quanto riguarda il marxismo, confluiscono nel senso concreto della dialettica materialistica come dialettica storica.
La polemica fondamentale di Della Volpe è contro l'ispirazionismo romantico, la fumosità platonica, la dialettica della conciliazione sicché in nome della dialettica del concreto e del determinato lo studioso giunge alla razionalità dell'arte (Verosimile filmico, 1954; Poetica del Cinquecento, 1954) e quindi alla semantica dell'espressione artistica, alla costruzione di una linguistica determinata e scientifica di tale espressione (Critica del gusto, 1960). Nella Critica dell'ideologia contemporanea (1967) Della Volpe critica le posizioni neohegeliane, neoromantiche e strutturalistiche: a Marcuse rimprovera il carattere utopistico della sua risposta, ad Adorno e Horkheimer la riduzione dell'illuminismo a filosofia della tecnica e dell'alienazione dell'uomo reale all'alienazione dello spirito (sotto il cui riparo si nasconde l'individuo possessivo borghese con la sua ideale sacra persona e la conseguente reale alienazione umana).
Tutte queste critiche (ed altre a Sartre e Havemann) mirano alla fondazione di un'estetica materialistica, al metodo di una lettura sociologica dell'arte (che per i suoi aspetti gnoseologici si collega alle istanze umane morali, scientifiche) e dei suoi connotati specifici e tecnici. L'immagine poetica — la metafora — riflette rappresentazioni non solamente estetiche ma anche logiche, intellettuali, storiche, di un mondo reale e sociale. La specifica operazione dell'artista si individua attraverso la lingua, attraverso il polisensismo della parola che è stata pensata come tale per fare parte della totalità organica delle parole e dei costrutti che formano l'opera d'arte. Il discorso artistico (poetico) piega la lingua, cioè, a un rigore che non ha l'equivocità del discorso comune ma è specifico, spinta critica e gnoseologica.