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PREMIO ANTONIO PIROMALLI
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Francesco Guicciardini

(nota al capitolo , paragrafo 1)

Una tappa fondamentale nella storia della critica su FRANCESCO GUICCIARDINI è costituita dalla pubblicazione (1857-67) dei dieci volumi delle Opere inedite che, facendo conoscere la massima parte dei suoi scritti, diedero nuovo impulso agli studi guicciardiniani, fino ad allora incentrati quasi esclusivamente sull'analisi della Storia d'Italia.
Sulla base di tali documenti fu possibile una più sicura caratterizzazione della concezione storico-politica di Guicciardini, del suo realismo disincantato e rassegnato (ma anche sofferto) e della sua opposizione a Machiavelli che si manifesta, tra l'altro, nel rifiuto di qualsiasi principio universale come criterio interpretativo della realtà («è grande errore parlare delle cose del mondo indistintamente e assolutamente, e, per dire così, per regola») e nella negazione della utilità dell'insegnamento dei classici («Quanto si ingannano coloro che a ogni parola allegano e Romani!»).
La concezione del «particulare», lo scetticismo che percorre gli scritti guicciardiniani (insieme, però, con la volontà razionale di analizzare minuziosamente i fatti e di veder chiaro) testimoniano il declino dell'affermazione rinascimentale della capacità dell'uomo di dominare e plasmare il mondo.
Fra gli scritti minori sono da ricordare l'Accusatoria, la Defensoria e la Consolatoria, composte negli anni della forzata inazione nella villa di Finocchieto (1527-30) per difendersi dalle accuse formulate contro il suo operato politico; nel 1945 è stata pubblicata per la prima volta dal Ridolfi un'altra opera storica, le Cose fiorentine, rimasta incompiuta.

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