Capitolo

9

L'età del Tasso e della Controriforma


PREMIO ANTONIO PIROMALLI
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9 - § 4

Le altre opere


Tra le prose critiche l'Apologia (1585) in difesa della Gerusalemme è una risposta a Leonardo Salviati il quale aveva accusato il Tasso di essersi servito di una lingua letteraria e lontana dall'uso parlato.
I Dialoghi furono scritti nella maggior parte durante la reclusione in S. Anna. Gli interlocutori sono amici del Tasso, benefattori, personaggi illustri; gli argomenti sono di filosofia, morale, di qualche virtù, del vivere in corte, di questioni letterarie, con frequenti digressioni. Le idee espresse ondeggiano tra Platone e Aristotele, le pagine più vive sono quelle in cui Tasso parla di sé.
Per questo motivo sono ricchissime di interesse umano e culturale le quasi millesettecento Lettere. Esse oltre che di questioni letterarie trattano delle vicende dello scrittore, il quale in S. Anna lamenta la debolezza fisica, la vecchiaia precoce, «l'ignoranza de le cose del mondo; e la solitudine la quale è misera e noiosa oltre l'altre», descrive gli incubi e le visioni che lo tormentano.
Tra le ultime opere del poeta sono i poemetti in ottave Monte Oliveto (1592), Lacrime di Maria Vergine, Lacrime di Gesù Cristo (1593) che fanno parte di un genere letterario della controriforma.
Siamo ormai alla produzione scolastica o didascalica, come nella Gerusalemme conquistata (1593), in ventiquattro canti. Nell'opera riformata è eliminato l'episodio di Olindo e Sofronia (già oggetto di critica da parte dei revisori), Armida è legata con catene allegoriche dove sorgeva il suo palazzo, soppressi sono gli episodi di Erminia tra i pastori e quello della morte di Gildippe e Odoardo. Le aggiunte derivano dalle sacre Scritture e da Omero, da digressioni genealogiche ed encomiastiche, ma tutto il poema cade artisticamente per l'ossequio ai principi dell'epopea storico-religiosa, alla regolamentazione morale e letteraria della controriforma.
Nella tragedia Il Torrismondo, che ha come modello l'Edipo re di Sofocle, l'azione si svolge — come in molti poemi e tragedie del tempo — nel settentrione d'Europa. Il re Torrismondo e Alvida si amano senza sapere che sono fratello e sorella, Alvida si uccide e Torrismondo la segue nella tomba. Il motivo dell'inesorabilità del fato è qui poco credibile e sostenuto con artificio, il macabro e l'orrido di Seneca e di Giraldi Cinzio costituiscono lo sfondo di quest'opera cupa in cui è la negazione di tutto:
  1. Passa la vita e si dilegua e fugge
  2. come giel che si strugge […]
  3. Dopo trionfo e palma
  4. sol qui restano a l'alma
  5. lutto, lamenti e lagrimosi lai.
  6. Che più giova amicizia o giova amore?
  7. Ahi lagrime! ahi dolore!
Il Mondo creato è un poema in cui il Tasso canta la creazione dell'universo dividendo la materia in sette parti. Il racconto, di ispirazione biblica, è inframezzato da questioni teologiche, astronomiche; e anche se lo stile è limpido la materia è affogata da oltre novemila endecasillabi.

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